sabato 26 aprile 2025

IL DESERTO DEI TARTARI

 

 
Dino Buzzati
Michele Medda
Pasquale Frisenda
IL DESERTO DEI TARTARI
Sergio Bonelli Editore
Cartonato, 2024
180 pagine, 25 euro

La prima cosa da precisare è che “riduzione a fumetti” non si dice. Il fumetto non “riduce” niente, racconta con altri codici e con altre tecniche (e, ovviamente, con altri autori, in altri spazi, su altri supporti). Men che mai si può parlare di “riduzione” di fronte alla versione a fumetti del “Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati a opera di Michele Medda e Pasquale Frisenda. Definirlo “versione”, ma anche “adattamento”, rendono l’idea del tipo di lavoro compiuto dallo sceneggiatore sardo e dal disegnatore milanese sul romanzo buzzatiano, pubblicato nel 1940 e da allora considerato uno dei capolavori della letteratura italiana e mondiale. Tuttavia sussiste sempre il sospetto che “adattare” per il cinema, per il teatro o per il fumetto un testo letterario significhi farne il riassunto, fornirne il bignamino. E’ innegabile che certe volte è così. Tuttavia, in certi altri casi, le due opere, quella adattata e quella che ne è l’adattamento, finiscono per rifulgere entrambe di luce propria. Peraltro, “Il deserto dei tartari” rappresenta un banco di prova impegnativo al punto da darsi per vinti in partenza: sembra una montagna troppo difficile da scalare. Eppure, “qui si parrà la tua nobilitate”. Medda e Frisenda ci consegnano la loro Fortezza Bastiani, luogo fuori dal tempo (e dalla geografia) da cui sembra impossibile riuscire a fuggire perché chiunque, una volta entrato, perde la voglia di andarsene, castello kafkiano dove tutto è regolamento senza logica, e niente è più illogico delle regole militari. Una fortezza raccontata guardando Buzzati ma da testimoni che parlano un’altra lingua, in grado però di evocare e suscitare le medesime suggestioni, anzi, altre impercettibilmente diverse, ma a osservare meglio percettibilissime. Non è l’intreccio drammatico il punto di forza del romanzo (sebbene il dramma non manchi), non ci sono scene d’azione e battaglie, mancano perfino gli avversari da combattere. Eppure lo sceneggiatore riesce ad avvincere sfruttando alla perfezione gli strumenti messi a disposizione dalla nona arte, altrettanto perfettamente assecondato dal bianco e nero, e dal grigio, del disegnatore, capace di ricostruire scenari e moti d’animo con uguale maestria. Se era una sfida, è finita alla pari tra Buzzati e i due fumettisti. Belle, colte e raffinate la prefazione di Michele Masiero e la postfazione di Gianmaria Contro.




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